Il consumo responsabile e l'affermazione del diritto al cibo riguardano le politiche degli Stati, ma non solo queste. La sfida comincia da noi cittadini.Su queste parole sono ampiamente d'accordo ma vorrei porre una questione, cosa può fare la politica, cioè chi ci governa e fa la maggior parte delle nostre scelte, riguardo alla questione dello spreco? Io credo che il governo abbia molto da fare soprattutto perché lo spreco non deve essere solo esteso al cibo, con cui solo idealmente si è voluto affermare con la Carta di Milano, ma anche alle materie prime ed ai rifiuti solidi urbani.
Abbiamo la facoltà di scegliere, e dunque premiare, beni prodotti in maniera rispettosa dei diritti dei lavoratori e dell'ambiente. Da consumatori possiamo giocare un ruolo attivo, condizionando il mercato e non essendone soltanto condizionati. Così il patto di cittadinanza si arricchisce ulteriormente.
Certo, ai diritti corrispondono sempre dei doveri. E tra i nostri doveri c'è quello di ridurre gli sprechi. Non è tollerabile che ogni anno più di un miliardo di tonnellate di cibo si disperdano lungo la filiera alimentare. E' possibile fare in modo che i prodotti invenduti, in prossimità della scadenza, vengano distribuiti tra chi ha bisogno e non ha reddito sufficiente. Lo spreco è un insulto alla società, al bene comune, all'economia del nostro come di ogni Paese. Alcuni progetti di solidarietà stanno dando risultati positivi. Occorre estenderli, valutando come intervenire con strumenti legislativi di sostegno.
Ridurre gli sprechi è un grande impegno pubblico, a cui possono partecipare da protagonisti la società civile organizzata, il volontariato, il no-profit, la cooperazione, l'impresa privata.
La cultura dello scarto e del consumo illimitato non si concilia più con il futuro possibile, né con lo sviluppo economico. E' questa la novità del nostro tempo. Uscire dalla crisi di questi anni vuol dire saper innovare e cambiare rotta.
Pensando al fatto che la maggior parte dei Padiglioni Italiani costruiti verranno demoliti e distrutti dopo il 31 ottobre sembra un po un controsenso con le parole del Presidente.
Lui ha voluto incoraggiare la società civile e i giovani ad intraprendere il cambiamento anche se tutto è ostacolato proprio dalla politica che lui rappresenta come la massima carica dello stato.
Inoltre si è voluto soffermare anche con delle considerazioni sul cambiamento climatico proprio in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente:
L'economia del futuro sarà più circolare. Occorre aumentare l'efficacia del processo produttivo facendo di più con meno, incentivando il ri-uso, riducendo gli scarti, l'impatto ambientale, le emissioni di gas serra, aumentando le quote di energia rinnovabile.Belle Parole davvero ma io vorrei soffermarmi su quello che la classe politica ed il governo ha fatto per la Green Economy non a caso io definisco il Governo Attuale come quello delle "Belle Parole" anziché del "Fare".
Questa prospettiva è tutt'altro che una rassegnata decrescita. Al contrario, questa è la sfida che sta già cambiando i mercati. Sfida industriale, sociale, scientifica. La green economy è fin d'ora un vettore importante del Pil italiano ed europeo. Lo sarà sempre di più. La qualità europea è chiamata a misurarsi in questa competizione, perché sarà decisiva al fine di rilanciare il modello sociale del Continente e di dare un contributo importante al mondo intero nel secolo da poco iniziato.
Sul tema dei rifiuti e dell'energia rinnovabile si sta facendo pochissimo e non ci possiamo fermare solo ad elogiare quelle piccole città virtuose ma dobbiamo applicare ora la ricetta di queste città alle Grandi Città italiane.
Siamo ancora bloccati sul fatto che per risolvere il problema dei rifiuti abbiamo bisogno di inceneritori di cui il Nord Italia è ricco. Basterebbe semplicemente imporre una politica basata sulla raccolta differenziata e sulla riduzione dei rifiuti non riciclabile proprio come sta facendo San Francisco e molti comuni italiani che hanno raggiungo l'80% di differenziata.
Le emissioni di gas Serra sono facilmente evitabili iniziando a tassare in modo serio le industrie che inquinano ed incentivando l'installazione di Pannelli fotovoltaici sui tetti ai privati, l'installazione di colonnine di ricarica e l'acquisto di veicoli elettrici.
Io proporrei al Presidente una sfida: se ci tiene a questi temi perché non dà l'esempio sostituendo il parco di auto blu con veicoli elettrici come la Tesla Model S? Una berlina Premium che ha un comfort superiore delle tante BMW, Audi e Lancia Thema diesel usate in Parlamento. Ed invitando tutte le case automobilistiche ad investimenti nella mobilità elettrica senza fermarsi alle classificazioni euro delle auto che sappiamo che non hanno una grande attendibilità.
Concludo invitando il governo a non fermarsi alle parole, ormai abbiano capito a che gioco sta giocando la politica italiana ed ora chiediamo di fare azioni concrete nella lotta al cambiamento climatico.
Antonio Cirino
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